Ada Lovelace e Charles Babbage - Sono loro gli inventori del computer!
Capirono che i calcolatori non si sarebbero limitati ai numeri ma avrebbero potuto essere programmati per infiniti scopi!
Ciao!
Se pensiamo alla storia dei computer, e prima dei calcolatori elettronici, tendenzialmente andiamo indietro nel tempo fino al periodo della seconda guerra mondiale, con poi un picco di diffusione negli anni 80 grazie ad alcune rivoluzioni da parte di Apple.
Tuttavia in pochi sanno che c’è stato un vuoto temporale di quasi un secolo: il concetto di computer, di programmazione ma addirittura di intelligenza artificiale nasce nel XIX Secolo dalle menti di Ada Lovelace e Charles Babbage.
Lovelace fu una giovane curiosa, inventiva e intraprendente; Babbage un matematico e ingegnere.
Le loro vite ad un certo punto si incrociarono e combinando le potenzialità di entrambi nacquero le basi teoriche per ciò che utilizziamo tutti i giorni.
Scopriamo la storia!
Come accennavo, le loro vite sono totalmente indipendenti, solo ad un certo punto si incrociano. Iniziamo quindi ad analizzarli separatamente
Ada Lovelace
Nasce nel 1815 a Londra come Augusta Ada Byron, figlia del poeta Lord Byron che però a pochi giorni dalla sua nascità abbandonò figlia e madre per abbandonare l’Inghilterra e vivere in Svizzera, Italia e Grecia, senza più vedere la figlia.
Prende il nome della sorellasta del padre, Augusta Leigh, anch’essa soprannominata Ada.
Il cognome Lovelace lo acquisice dopo il matrimonio con William King, quando diventa la Contessa di Lovelace (titolo nobiliare del Regno Unito nato con King e cessato nel 2018).
Ma facendo qualche passo indietro…
A 17 anni viene indirizzata dalla madre allo studio di matematica e scienza, in modo da prendere una strada totalmente diversa da quella letteraria del padre, dalla quale la madre voleva che stesse il più lontana possibile (fino a 20 anni non ebbe mai visto neanche un suo ritratto).
Ada in realtà si interessava a Lord Byron: cercava di scovare varie informazioni su di lui e pian piano si approcciò anche lei a poesia, filosofia e metafisica, che ebbero un impatto nei suoi studi matematici facendola focalizzare molto sull’immaginazione e inventiva.
Questa ragazza infatti spiccò tra le corti inglesi proprio per questo: era creativa, dinamica, curiosa; come direbbero proprio gli inglesi: smart!
La sua partecipazione alla vita nobiliare le fece conoscere svariate personalità di rilievo, come Charles Dickens, Michael Faraday ma anche lo stesso Charles Babbage.
Charles Babbage
Anche lui nasce a Londra ma nel 1791, ha quindi 24 anni di differenza rispetto ad Ada.
Fin dagli inizi della sua carriera notò alcuni errori di calcolo in delle tavole matematiche, ipotizzò quindi, nel 1812, una macchina che li facesse al posto dell’uomo per evitare errori spesso anche banali.
Nel 1823 quindi presentò la Macchina Differenziale, in grado di calcolare tabelle di polinomi. L’idea venne apprezzata e finanziata dal governo, tuttavia non venne mai alla luce una versione definitiva a causa di problemi prevalentemente meccanici.
Durante gli anni 30 si cimentò nella produzione della Macchina Analitica, che invece poteva venire utilizzata per molteplici scopi, non solo il calcolo numerico, venendo programmata attraverso schede perforate. Era alimentata a vapore e può essere considerato il primo computer, per lo più già digitale.
Anch’essa tuttavia non venne mai realizzata e quindi gli sforzi di Babbage e il contributo di Lovelace (ora ci arriviamo…) non ebbero mai un risvolto concreto ma rimasero solo degli appunti teorici.
Probabilmente fosse stata realizzata la storia dell’informatica sarebbe iniziata in anticipo, chissà a che punto saremmo stati ad oggi…
Il Contributo di Lovelace
Come detto, Lovelace e Babbage si conobbero tramite un’amica in comune in una corte inglese.
Quando Ada scoprì il lavoro sulla macchina differenziale si esaltò moltissimo iniziando a passare intere giornate insieme a Babbage contribuendo allo sviluppo dei suoi progetti e discutendo di principi matematici e dei possibili risvolti futuri di ciò a cui lavoravano.
Negli anni 40 il matematico italiano Luigi Menabrea, che poi diventò anche primo ministro dopo l’Unità d’Italia, scrisse un saggio sulla macchina analitica. Babbage chiese a Lovelace di tradurlo dal francese all’inglese aggiungendo eventuali note.
L’interesse di Ada verso il tema e la sua enorme immaginazione furono tali che il testo da 20 pagine arrivò ad occuparne 50. Erano più le note della traduttrice che il brano iniziale!
In esse Ada aggiunse dei suoi ragionamenti o degli utilizzi concreti con lo scopo di rendere il testo il più pragmatico e comprensibile possibile per tutti gli scienziati inglesi.
Indovinate cos’altro ha l’obiettivo di spiegare qualcosa in modo semplice, pragmatico e comprensibile a tutti?
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L’ultima nota forse è la più importante di tutte: viene descritto un vero e proprio algoritmo per calcolare i numeri di Bernoulli (successione di numeri radionali calcolati con una formula ricorsiva) utilizzando il linguaggio Assembly, che ha il vantaggio di essere facilmente utilizzabile da umani dato che ad un testo strutturato (es ADD) era associata una sequenza di bit per svolgere quella funzione.
Dato che la macchina analitica non venne mai creata neanche questo programma venne mai avviato ma alcuni studi dello scorso secolo hanno fatto delle simulazioni concludendo che avrebbe perfettamente funzionato!
Ada quindi è stata anche la prima programmatrice della storia e soprattutto fu lungimirante nel prevedere che i computer non si sarebbero limitati all’elaborazione di numeri ma avrebbero anche potuto gestire simboli, lettere ma addirittura note musicali!
Ovviamente tutto questo grazie ad un’appropriata programmazione. Della stessa idea fu anche, a metà 1900, Alan Turing, considerato l’inventore dei computer. Tuttavia in quel periodo la programmazione era un’attività sottovalutata, ritenuta poco nobile rispetto all’ingegnerizzazione di un computer, e quindi relegata alle donne. Come Lovelace quindi nel secolo successivo ci furono varie donne che contribuirono in modo significativo allo sviluppo dell’informatica, tra queste Grace Hopper dell’Università di Harvard.
L’Intelligenza Artificiale
Tra le varie note che aggiunse al testo tradotto di Manabrea, la sua immaginazione la portò a parlare anche di un tema assolutamente impensabile per l’epoca ma estremamente attuale ad oggi: l’intelligenza artificiale.
Non utilizzò esattamente queste parole ma sosteneva che le macchine analitiche si sarebbero potute programmare per svariati scopi e avrebbero potuto in un certo senso “apprendere” dei metodi di elaborazione, tuttavia non avrebbero mai pensato autonomamente.
La Macchina Analitica non ha alcuna pretesa di originare nulla. Può fare tutto ciò che sappiamo come ordinarlo per esibirsi. Può seguire l’analisi; ma non ha il potere di anticipare relazioni o verità analitiche.
Insomma, il loro limite sarebbe stato il limite umano dato che tutto ciò che facevano veniva impartito da una persona.
Nel secolo successivo Alan Turing si ritenne d’accordo con questa visione tanto da definirla “Obiezione di Lady Lovelace”
E se ci pensiamo è esattamente ciò che stiamo vivendo ora con i vari modelli di AI, in primis ChatGPT e Google Gemini, che apprendono e rielaborano informazioni già presenti sul web, anche per tutte quelle attività in cui sembrano “inventare” qualcosa autonomamente.
Se volete approfondire Lovelace e Babbage ma più in generale l’intera storia dei computer e della rete internet in modo molto dettagliato e con un focus sulla cooperazione e sulle biografie degli inventori c’è un libro di Walter Isaacson che fa per voi.
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